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lunedì 19 maggio 2014

Dopo molto tempo di inattività torno dovuto a mancanza di tempo torno a scrivere su questo blog. Scrivere è  la mia passione e non c'è nulla che ami di più fare. 

Simeone padrone di Spagna: L'atletico vice la Liga.

Vincere la Liga e vincerla così. Nella tana del lupo, contro quasi tutti i pronostici, e dopo un inizio di partita tra i più sfortunati che si ricordino. Gambe, testa, qualità e personalità e un segreto chiamato Diego Simeone, il tecnico che da due anni e mezzo a questa parte ha preso per mano i "colchoneros'' senza sbagliare un colpo. E il più bello potrebbe essere ancora dietro l'angolo, tra meno di una settimana , quando il "Cholo" accompagnerà i suoi alla sfida più grande: la finale di Champions League contro il Real Madrid di Ancelotti. Intanto ha fatto fuori il primo mostro sacro spagnolo, il Barcellona. E' arrivato al Camp Nou con un piccolo vantaggio: la possibilità di giocare per due risultati, la vittoria e il pareggio. È bastato il pareggio per spazzare via Messi, fresco di contratto rinnovato a alla quota siderale di venti milioni, e compagni e alla fine raccogliere gli applausi sportivi dei 97mila presenti nello stadio catalano. È stato il più grande dei trionfi; il decimo scudetto per l'Atletico. L'ultimo lo aveva conquistato 18 anni fa con il "Cholo" Simeone che segnò  uno dei due gol decisivi per la vittoria. E questo ha tutto il sapore di un ciclo nuovo, di una realtà bellissima fatta di lavoro, umiltà, e determinazione.Un purgatorio infinito, col gusto amaro della Segunda Division a sancire il punto più basso dell’epoca recente dei “colchoneros”.

Il preludio non era stato dei migliori : gli schiaffi presi nelle ultime settimane con Il ko in casa del Levante, il pari in rimonta contro il Malaga, con la manona di Willy Caballero che toglie dal sette il destro a giro di Adrian (sarebbe stato il gol del titolo). La stagione dell’Atletico doveva essere infinita, impossibile rilassarsi. E quindi, finale scudetto. In casa di un Barcellona che concede meno di 500 biglietti agli ospiti in uno stadio che di posti ne conta quasi 100.000. Soli contro tutti, gli uomini del Cholo. Un inizio di partita segnato dalle  lacrime della stella Diego Costa, e subito dopo quelle di Arda Turan , costretti a lasciare il campo per infortunio, sembravano i prodromi di una sentenza inoppugnabile. Il gol di Sanchez, un capolavoro balistico che ha portato in vantaggio un Barcellona fino a quel momento costretto a subire per un'impostazione tecnica e tattica ineccepibile degli uomini di Simeone, un'altra spallata ai sogni gialloneri. E invece ancora una volta da un calcio piazzato scaturisce un piccolo grande miracolo, con la testa di Diego Godin a fissare il risultato di 1-1 e a decretare, stavolta per davvero, la fine del ciclo magico dei blaugrana, e a regalare alla Spagna una nuova brillante realtà. Inutile l'ingresso di Neymar nel secondo tempo. Un titolo meritato dopo una stagione trascorsa parzialmente in testa, poi ad inseguire e a fare staffetta, tenendo duro anche sul fronte europeo contro le più grandi d'Europa.Almeno per una volta non vincono i più ricchi.